Non c’è certezza sul numero delle vittime, difficile pretenderne sugli autori della strage. Sabato 10 ottobre, Ankara, due kamikaze si fanno esplodere nel cuore di un corteo pacifista organizzato dalla minoranza curda: 97 morti, dice il governo che sostiene il presidente Erdogan. 137, rilanciano le opposizioni. Che proprio in Erdogan hanno inizialmente indicato il mandante della carneficina evocando una sorta di strategia della tensione che ricalcherebbe quella che insanguinò l’Italia a cavallo degli anni Settanta e Ottanta. Difficile capire come stiano realmente le cose. Ieri le autorità turche hanno attribuito la strage ai miliziani dello Stato Islamico. I due attentatori sarebbero stati identificati in tempi brevissimi attraverso l’esame del Dna, staremo a vedere. Certo è che la strage di sabato scorso avrà un peso non indifferente nelle elezioni politiche previste per il prossimo primo novembre. Di questo e del ruolo che ha e che avrà la Turchia in un Medio Oriente. Ne parliamo con Ozlem Tanrikulu, presidente dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia e con Alberto Negri, inviato del Sole24Ore.