Hanno sgozzato, decapitato, crocifisso. Hanno fatto dell’orrore uno strumento formidabile di propaganda e reclutamento. Ma l’esecuzione del top-gun giordano arso vivo sul macabro set dell’Isis, potrebbe segnare il giro di boa nella lotta al Califfato. E già perché per la prima volta dall’inizio della rivoluzione in Siria, il mondo islamico sembra voltare le spalle ai macellai di Al Baghdadi. Una voce su tutte, quella dello sceicco dell’università coranica Al-Azhar del Cairo - la più autorevole istituzione sunnita - che chiede di “uccidere, crocifiggere e amputare gli arti ai terroristi…”. Tutto questo mentre le Nazioni Unite denunciano il più atroce dei crimini: “bambini rapiti, venduti come schiavi del sesso, usati come scudi umani, come kamikaze”. Ne parliamo con Souad Sbai, presidente dell’Associazione delle donne marocchine in Italia; con l’inviato del Giornale Gian Micalessin e con Domenico Quirico, inviato della Stampa, per cinque mesi ostaggio in Siria dei terroristi islamici.