Quando un primo ministro ammette di non essere in grado di garantire la sicurezza nelle strade del suo paese, ebbene quel paese diventa terra di nessuno. L’Egitto è al suo decimo giorno di guerriglia urbana. Da una parte i sostenitori del presidente Mubarak, dall’altra chi ne chiede la testa. Difficile fare il conto delle vittime: 150, 200. Oltre 1500 i feriti. Un paese sull’orlo del baratro che oggi ha conosciuto anche la ferocia dei cecchini “al soldo del governo”, secondo alcuni. E nel mirino di chi appoggia il vecchio presidente nelle ultime ore sono finiti anche gli osservatori umanitari e la stampa internazionale, “colpevole” di cavalcare la protesta, di amplificarla alimentandone la forza d’urto. Ne parliamo questa sera con Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali alla Cattolica di Milano; con Nabil Shokry, un giovane egiziano che in Italia si è laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla democratizzazioni dei paesi arabi e con il nostro corrispondente al Cairo Marc Innaro.