Oggi parliamo della Libia. Del suo passato, del suo presente. Ma soprattutto del suo futuro. Stamattina all’alba i corpi di Muammar Gheddafi e di suo figlio Mutassim sono stati sepolti in una località segreta nel cuore del deserto. Una tomba, un mausoleo, avrebbe rischiato di trasformarsi in luogo di culto, oppure avrebbe potuto dare la stura ad atti di vandalismo. Meglio l’oblio. Meglio voltare pagina e guardare avanti. Ma cosa ci sia nel futuro della Libia è un’incognita ancora tutta da decifrare. Ad oggi fanno testo le parole del presidente del Consiglio di Transizione Jalil secondo il quale la nuova carta costituzionale del paese trarrà i suoi fondamentali dalla sharia, la legge coranica. E questo è bastato a mettere in allarme l’intero occidente, primi tra tutti quei paesi che più di altri hanno contribuito alla caduta di Gheddafi. Ne parliamo questa sera con Gian Micalessin, inviato del Giornale, e con Vivien Buaron, ebrea nata in Libia e costretta a fuggire con i genitori e otto fratelli durante la guerra dei Sei Giorni.